La seconda giornata di Impatta Disrupt, il festival italiano dell’Innovability, si è aperta con un focus sull’Innovazione applicata alla Sanità: dalla Pharma Industry alla Digital Health, passando per i temi longevity e invecchiamento attivo
La copertina del giorno – o keynote speech che dir si voglia – è toccata al Presidente e CEO di HIMMS – Healthcare Information Management Systems Society, Harold Wolf, che, collegato da remoto, ha introdotto il concetto di Digital Health Transformation.
“Quali sono i pilastri della Sanità, quelli che la definiscono? – ha esordito Wolf – Poter portare aiuto a molte persone, offrire servizi di qualità, articoli scientifici… tutto allo scopo di fornire il miglior trattamento possibile. Dobbiamo eliminare le inefficienze ancora presenti nel sistema con l’obiettivo ultimo della Digital Health Transformation“.
Su LinkedIn appena ieri Carola Salvato, Co-Founder e Presidente di Global Women in PR, che ha animato alcuni momenti di raccordo della giornata, si chiedeva: “Una Sanità che cambia su cosa si misura? Su quali punti chiave si sofferma? A quali domande risponde? Cosa è ‘Salute’ per questa visione di Sanità futura?”.
Tanti interrogativi, simili tra loro, dai quali muove anche questo resoconto della seconda mattinata di Impatta Disrupt 2025, il festival dell’Innovability tuttora in corso alla Casa del Cinema di Roma.
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La seconda giornata di Impatta Disrupt 2025
L’Innovazione digitale al servizio delle persone
Il primo panel, moderato dal giornalista Gianluca Dotti, ha messo a confronto, sul tema “Innovazione digitale al servizio delle persone”: Paolo Cotti Cometti, dirigente responsabile degli ambiti Sviluppi e Innovazione di CINECA; Francesco Gabbrielli, Co-Founder e Presidente del board scientifico MEDITeH Network; Elena Sini, direttrice dei Sistemi informativi del Gruppo Villa Maria e Chair dell’HIMSS Europe Governing Council; e Cristiano Spada, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Endoscopia digestiva chirurgica del Policlinico Gemelli.
Sini, stimolata sulla complessità del sistema sanitario e sull’importanza del suo patrimonio di dati, ha commentato: “A livello globale il grado di maturità digitale è molto differente. In Italia la pandemia ha tirato fuori anche le problematiche. Parte dei fondi del PNRR sono stati stanziati per colmare le mancanze in termini di interoperabilità, ma il percorso è tuttora in compimento. Il fascicolo sanitario 2.0 è l’obiettivo. Restano, però, dei passaggi da fare per arrivare ad avere davvero il cittadino al centro del Sistema Sanitario Nazionale. L’AI, se non supportata dalla disponibilità di dati, è uno strumento inefficace“.
Come superare sfide che possono sembrare enormi?
Dal canto suo, il consorzio interuniversitario CINECA, tra i maggiori centri di calcolo in Italia e tra i più importanti al mondo, supporta l’ecosistema della Ricerca. Così Cometti: “Rappresentiamo l’unione delle forze dei nostri consorziati. Tra i nostri obiettivi c’è l’intenzione di dare gambe elettroniche e motori digitali alle grandi Ricerche europee […]. Il nostro supercomputer Leonardo è un’entità difficile persino da raccontare: 238 petaFLOPS. Ci vorrebbero 60 stadi come l’Olimpico pieni di persone con uno smartphone in mano per fare un secondo di ciò che fa Leonardo”.
Dal consorzio interuniversitario ci siamo poi spostati in corsia, con l’intervento del direttore dell’Unità Operativa Complessa di Endoscopia digestiva chirurgica del Policlinico Gemelli, che ha confermato come l’intelligenza artificiale sia ormai una realtà assodata in Medicina. “Uno dei primi campi di applicazione è stata proprio l’endoscopia digestiva. A un certo punto abbiamo avuto una tecnologia in grado di elaborare un’enorme quantità di dati in tempo reale e di impattare, inevitabilmente, sulla qualità. In Medicina sbagliamo. I sistemi di digitalizzazione hanno come scopo finale l’aumento della qualità del servizio e la riduzione dell’errore“, ha detto Spada.
A seguire, il Co-Founder, e Presidente del board scientifico di MEDITeH Gabbrielli ha descritto ai presenti le attività del network nato con l’obiettivo di facilitare l’incontro tra istituzioni, imprese impegnate nel settore scientifico-tecnologico in ambito Healthcare e istituti di Ricerca: “L’idea è facilitare la possibilità di lavorare in comune con professionisti di altri Paesi per sviluppare progetti di Sanità digitale che siano utili a tante realtà diverse”.
Quali nuove opportunità legate ai dati si possono già prefigurare?
A rispondere a questa domanda, con una ricetta precisa basata su tre ingredienti, governance, revisione dei processi e formazione – è stata la direttrice Sini: “Sentiamo spesso dire che i dati sono il nuovo petrolio“, ha esordito. E ha continuato:
“L’opportunità, però, non è data solo dall’introdurre nuova tecnologia. Oggi è chiaro a tutti che l’accesso ai dati può abilitare un cambiamento, un’evoluzione che aumenta la capacità del medico di fare meglio il proprio lavoro. La vera sfida, però, è come lavoriamo alla governance dei dati. Le realtà che funzionano meglio, e a cui guardiamo, hanno iniziato a ragionare sull’architettura dei propri dati da prima che le tecnologie fossero disponibili. In Italia, invece, nonostante realtà eccellenti, manca ancora una cultura del dato a livello nazionale che ci permetta di andare nella stessa direzione.”
Riprendendo un’equazione proposta in apertura dal CEO di HIMMS, Harold Wolf, Cometti ha chiosato: “Una grande tecnologia applicata a una vecchia organizzazione triplica solo i costi. I dati sono una miniera d’oro, ma bisogna saperli utilizzare, metterli a valore, acquisire vantaggio fin da oggi”.
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Prima del panel sul valore strategico del settore Pharma, Fabrizio Gervasoni, direttore di Medici Oggi, ha allietato il pubblico con una breve intervista disrupt a Rocco Bellantone, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità.
In merito all’AI, Bellantone ha subito avvertito che il rischio è dietro l’angolo:
“L’intelligenza artificiale ci fornisce dati molto vicini a quelli che potrebbe fornire un cervello umano, ma in tempi molto piu brevi. Dobbiamo stare attenti, però, che sia un sostegno alla Medicina e mai un sostituto. Torneremmo all’errore del passato di guardare la malattia e non la persona che soffre.”
Su quali strumenti tecnologici puntare allora?
Per Bellantone la risposta è semplice: su tutti quelli che si pongono l’obiettivo di tenere l’anziano a casa, evitandogli, per quanto possibile, il ricovero. “Esistono device di monitoraggio che oggi consentono agli anziani di restare in contatto con la Medicina, che riescono a prevenire quelle multi-patologie che tipicamente li affliggono e che, quindi, permettono di risparmiare i costi degli interventi, che sono invece necessari quando la malattia avanza”.
Innovazione e sostenibilità: il valore strategico del settore farmaceutico
L’interessante fuori programma a cura di Elisa Costantini, Partner Health & Life Sciences di Deloitte Consulting, che ha fornito una serie di dati sul settore farmaceutico, oggi al primo posto per gli investimenti nell’Innovazione, ma anche per le azioni nella direzione della sostenibilità, ha dato il la al panel successivo, incentrato proprio sulla Pharma Industry e moderato da Gervasoni.
Pur sottolineando l’invecchiamento della popolazione, con l’inevitabile aumento delle patologie croniche degenerative associate alla terza età, e le difficoltà imposte da dazi e norme, sono perlopiù dati positivi anche quelli riportati da Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria e di Sanofi Italia, intervenuto da remoto:
“Nel nostro Paese oltre 2 miliardi di euro sono stati investiti in Ricerca & Sviluppo nel settore farmaceutico; ovvero sono stati investiti in tecnologia industriale. La nostra è una filiera completa, che va dalla Ricerca scientifica alla Ricerca clinica fino alla produzione industriale. Addirittura il volume di investimenti in Ricerca e Sviluppo, e quindi l’Innovazione del settore farmaceutico, valgono il 7% del totale nazionale, un valore estremamente significativo e in costante crescita”.
Da parte sua, il Digital Director di Pfizer Italia, Davide Bottalico, ha commentato positivamente l’avvento dell’AI nel settore ricordando che “se cinque anni fa la tecnologia non fosse venuta incontro alla Ricerca, oggi probabilmente saremmo ancora tutti collegati da remoto. La sfida allora era produrre miliardi di dosi di vaccino in maniera capillare in ogni Paese del mondo – ha proseguito Bottalico – ed è stato possibile solo grazie all’intelligenza artificiale”.
Sull’AI è tornato Alfonso Gentile, Executive Medical Director dell’azienda biofarmaceutica Incyte Italy:
“Da 35 anni ci occupiamo di sviluppo clinico di farmaci oncologici ed ematologici. L’AI può impattare in termini di rapidità sui tempi, nonché sui costi. Ancora, l’intelligenza artificiale può elaborare una mole di dati enorme per tirare fuori nuove proteine e recettori ignoti ancora fino a due anni fa. E poi, grazie all’AI, riusciamo a fare trial clinici più velocemente”.
Anche Angelini Pharma è attivamente impegnata nell’acquisizione di nuovi asset, con focus in particolare sul tema Brain Health. Così Domenico Lucatelli, Italy Market Access & Value Head dell’azienda: “Da azienda italiana ci focalizziamo anche sull’Italia promuovendo studi innovativi sul comparto. L’aspetto interessante sta nel coniugarli con il tema Digital Therapeutics”.
Moderatamente positiva anche Fulvia Filippini, Country Public Affairs Head di Sanofi: “Siamo investendo su prodotti che vadano a soddisfare bisogni ancora insoddisfatti […]. Vogliamo incrementare a livello mondiale gli studi clinici di fase tre. Le difficoltà sono legate ancora alla burocrazia, ma dobbiamo reagire con forza”.
Fabio Zenobi, EHS & Toxicology Director e Deputy Qualified Person di BSP Pharmaceuticals, ha portato la testimonianza del settore manifatturiero. “Le nuove tecnologie possono supportare anche la fine della catena. In materia di sicurezza, salute e ambiente, le aziende manifatturiere devono essere aggiornate tanto quanto le aziende proprietarie”.
L’intervento di Tiziana Mele, Managing Director di Lundbeck Italia, tra le poche aziende farmaceutiche al mondo focalizzate sui disturbi psichiatrici e neurologici, ha anticipato l’argomento dell’ultimo panel della mattinata, l’ageing. “In una popolazione che invecchia i tetti non possono essere lo strumento di gestione”, ha detto Mele. E ha aggiunto: “Dobbiamo attirare investimenti per poter essere disruptive nel sistema di governance farmaceutica […]. Ci auguriamo che l’AI possa aiutarci, come è già accaduto per l’Ematologia e l’Oncologia, anche sul fronte brain”.
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Longevità, Sanità e futuro, all’ombra della crisi demografica
Sempre con la moderazione del direttore di Medici Oggi, da ultimo si sono confrontati sul tema “Longevità, Sanità e futuro”: Giulio De Rita, ricercatore dell’istituto di Ricerca CENSIS, Stefania Boccia, ordinaria di Medicina preventiva e Sanità pubblica (Università Cattolica del Sacro Cuore, Fondazione Gemelli IRCCS), Lorenzo Terziani, Presidente del Consorzio Fabrica, e il Presidente di Earth Day Italia, Pierluigi Sassi.
In apertura del panel, è stato citato il tema scelto dall’OMS per la Giornata mondiale della Salute, istituita il 7 aprile di ogni anno allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi: “healthy beginnings, hopeful futures”, ovvero “inizi sani, futuri ricchi di speranza”.
A tal proposito, il Presidente Sassi non ha mancato di ricordare che nel 2024 ci sono stati ben 650mila decessi in meno in Italia, un dato entusiasmante, che dimostra che la vita mediamente si allunga, ma “la contropartita è che non ci sono stati mai così pochi nati nel nostro Paese, 370mila“. Sempre con le parole di Sassi: “Con gli attuali trend, nel 2050 si arriverà a una situazione per cui un solo giovane che lavora avrà tre anziani da mantenere sul fronte welfare, del sistema sanitario e della produttività stessa del Paese”.
Forti di queste nuove consapevolezze, ci siamo chiesti allora, insieme ai relatori, quali modelli organizzativi, quali alleanze strategiche e quali soluzioni tecnologiche possono migliorare le aspettative in materia di longevità?
In realtà, secondo Giulio De Rita, “i discorsi sull’invecchiamento hanno creato ansia nel Paese e i 50enni hanno iniziato ad accumulare risorse, ma come si dice ‘il sudario non ha tasche’. La verità è che la parte difficile dell’ageing è oltre gli 80 anni. L’Innovazione deve interessare anche la narrazione. Allo stesso modo, continuare a ripetere quanto è difficile fare figli non serve. Cambiamo il racconto per aiutare gli anziani e i potenziali genitori in ansia”, ha concluso De Rita.
Nel suo intervento, invece, la Prof.ssa Boccia ha spostato il focus sulla prevenzione.
“Siamo il Paese europeo in cui le persone convivono più a lungo, in media 18 anni, con una malattia legata alla longevità. Ma in proporzione al PIL, che è cresciuto, non sono aumentate le risorse destinate alle cure. Bisogna allora investire nella prevenzione […]. Se ognuno di noi camminasse secondo i suggerimenti dell’OMS, si risparmierebbero soldi, per esempio, e si guadagnerebbe in Salute”. Ancora secondo Boccia, un sistema salutogeno tasserebbe gli alimenti insalubri, come le merendine nelle macchinette automatiche, proprio come si tassano le sigarette. “Se poi si vuole guardare all’Innovazione, esistono sempre più app in grado di monitorare quanti passi sono stati percorsi in un giorno o algoritmi predittivi di rischio che possono aiutare le persone fragili a vaccinarsi“.
Da ultimo, il Presidente del Consorzio Fabrica ha aperto un’altra annosa questione, quella della solitudine. “All’invecchiamento della popolazione italiana e alla scarsa natalità, corrisponde una diminuzione delle reti di protezione amicali, familiari, di vicinato“, ha esordito. Poi ha continuato: “Il tema della solitudine impatta sull’invecchiamento attivo. La relazione è essenziale per la qualità della vita. Le tecnologie potranno dare un contributo a domicilio anche relativamente alla dimensione sociale e relazionale“.
Anche la sessione dedicata alla Salute ha evidenziato, attraverso molteplici declinazioni, il potenziale innovativo insito nel vasto comparto Digital Health. In campo sanitario, come nell’agroalimentare, argomento del pomeriggio, è quanto mai necessario diventare disruptive, ovvero essere capaci di destrutturare allo scopo di riprogettare in chiave nuova i processi e traguardare obiettivi nuovi, in linea con i rinnovati bisogni della società.
Per informazioni sul programma del pomeriggio: Impatta Disrupt – Agricoltura, tra Innovazione e tradizione