Impatta Disrupt 2025. Day 1: il futuro del Paese tra Space Technology, cybersicurezza e AI

Impatta Distrupt, espressione del Think Tank Impatta, ideato e gestito da Earth Day Italia, è il primo festival italiano dell’Innovability, giunto alla seconda edizione. Il resoconto della prima giornata 2025

 

Impatta Disrupt 2025: il punto di vista di due studenti

 

Da oggi, lunedì 14 aprile, fino a mercoledì 16, presso la Casa del Cinema di Roma, è in corso di svolgimento Impatta Disrupt, il festival italiano dell’Innovability (neologismo che nasce dalla crasi tra le parole innovation e sustainability). Non a caso, l’evento cade a ridosso della Giornata mondiale della Creatività e dell’Innovazione (21 aprile), istituita dalle Nazioni Unite per un più rapido raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, e dell’Earth Day (22 aprile).

Impatta Disrupt, promosso da Earth Day Italia e dal Think Tank Impatta, si pone l’obiettivo di orientare il potenziale trasformativo dell’Innovazione italiana verso gli obiettivi dello sviluppo sostenibile e globale. Attraverso un fitto programma di talk, interviste, momenti di approfondimento e performance artistiche, il festival mette a confronto decisori politici, economici e finanziari con la società civile e con i media sui temi cruciali del nostro tempo allo scopo di definire una strategia comune per realizzare il rinascimento verde al quale il Paese è richiamato con forza.

Dal ruolo dei dati e della Space Technology alla necessità di ripensare l’ambiente urbano in chiave sostenibile, dalla trasformazione della Sanità e della filiera agroalimentare a una nuova idea di Finanza d’impatto, che coniughi crescita economica, inclusione sociale e tutela dell’ambiente. Questi gli argomenti attorno ai quali si snoderanno le tre giornate dell’edizione 2025 di Impatta Disrupt.

In questo contesto, Harmonic Innovation Group, co-organizzatore del festival, porta il proprio contributo promuovendo una visione dell’Innovazione fondata sulla creazione di valore condiviso, sulla centralità della persona e sulla capacità dei territori di generare soluzioni sostenibili.

 

 

Ascolta anche: Rome Smart Hub, il podcast che punta i riflettori sull’ecosistema innovativo del Lazio e sul futuro della Capitale

 

 

La prima giornata di Impatta Disrupt 2025

“Il futuro che, per dirla con Sant’Agostino, è il presente che perennemente si compie, e l’armonia, che è obbedienza delle leggi fondative, sono entrambi concetti che ci chiamano al principio della responsabilità individuale e collettiva. ‘Futuro armonico’ altro non è che esercizio consapevole della responsabilità, oggi più che mai […] Innovazione ‘armonica’ è un’Innovazione amica dell’uomo, etica, che si confronta con il limite e non con la sua assenza, un’Innovazione che vuole essere costruita insieme, da tutti.”

Francesco Cicione, Founder di Harmonic Innovation Group

 

Il futuro tra Spazio e dati

“Impatta Disrupt non vuole essere una rassegna della buona Innovazione, ma piuttosto un luogo di riflessione all’interno del quale vedere quali sono le possibilità che realmente abbiamo di sbloccare il nostro potenziale“. Così Pierluigi Sassi, Presidente di Earth Day Italia, nel suo saluto ai presenti alla prima giornata, durante il quale non ha mancato di ricordare la domanda imbarazzante con la quale Riccardo Luna aveva aperto il festival 2024: “Se in Italia ci fosse una rivoluzione davvero disruptive, l’Italia se ne accorgerebbe?”.

A Enrico Giovannini, direttore scientifico di ASviS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, il compito di introdurre i lavori dell’edizione 2025.

“Recenti sondaggi rivelano che più o meno due terzi della popolazione dei vari Paesi del G20, ma anche di Paesi in via di sviluppo, desidera realizzare e avere successo nella lotta al cambiamento climatico, migliorare le condizioni economiche, ridurre le disuguaglianze, avere strutture sanitarie in grado di offrire servizi per tutti… esattamente quello che è contenuto nei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. Se la popolazione vuole questo, perché non accade? Perché solo un terzo di quegli intervistati ritiene che i governi siano in grado di guardare al futuro, di prendere decisioni che possano avere un impatto positivo per la maggioranza della popolazione nell’arco di 20-30 anni, di assumere la logica della sostenibilità, che è quella della giustizia intergenerazionale. Questa è la contraddizione che viviamo, quella tra desideri e realtà. Momenti come Impatta Disrupt dovrebbero aiutarci a capire che cosa dobbiamo abbandonare e che cosa invece dobbiamo creare, con la logica della cooperazione.”

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Sabrina Colandrea (@idee_decidue)

 

A seguire, l’artista Maria Cristina Finucci, leader della campagna mondiale contro la plastica, ha presentato una delle sue ultime creazioni, risultato della sintesi tra microplastiche e intelligenza artificiale operata nell’ambito del progetto The Garbage Patch State e intitolata come l’incipit delle Metamorfosi di Ovidio: “L’animo spinge a narrare di forme che in corpi diversi mutano” (qui per approfondire).

 

 

Leggi e ascolta anche: Mutazioni e come governarle. La Rome Future Week si trasforma per il 2025

 

 

Il potenziale italiano tra intelligenza artificiale e sicurezza informatica

Subito dopo la performance comica “Intelligenze demenziali” del duo formato da Pippo Lorusso e Claudio Sacco, si è passati ad argomenti più seri con il primo panel della mattinata, introdotto dall’intervento di Mario Nobile, DG di AGID – Agenzia per l’Italia Digitale, e moderato da Luigi Garofalo, direttore di Key4biz.

Da dove partire per sbloccare l’Innovazione italiana?

Per rispondere a questa domanda, il talk ha visto confrontarsi Tiziano Treu, ordinario di Diritto del Lavoro, già Ministro del Lavoro e dei Trasporti e Presidente del CNEL – Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro; Roberto Baldoni, primo DG di ACN – Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale e ordinario di Informatica dell’Università La Sapienza; Alessandro De Florentiis, responsabile delle Partnership strategiche della Fondazione AI4Industry; e Simone Barison, Founder di CyberSA.

Fino a un po’ di tempo fa le previsioni sul futuro dell’occupazione erano molto catastrofiste, ma devo dire che, negli ultimi tempi, sono tutti un po’ più cauti”, ha rotto il ghiaccio così il Presidente Treu. “Non sappiamo bene cosa succederà; l’intelligenza artificiale sarà usata per trasformare il lavoro, potenziarlo, oppure sostituirlo? […] Ci sarà un declino di molti lavori industriali. Occorrerà pensare a come accompagnare le persone che hanno fatto per tutta la vita lavori pesanti verso un nuovo tipo di lavoro più adatto. Questo vorrà dire cambiare le loro competenze”.

 

 

Gli ha fatto eco il DG Baldoni, precisando che, tra le professioni impattate, ci saranno anche quelle che fino ad oggi era impensabile toccare, per esempio i giornalisti, gli avvocati, i professori universitari, “perché sta cambiando il modo in cui apprendiamo le cose. Baldoni ha definito questo scenario “un cataclisma per il quale dobbiamo iniziare ad attrezzarci”. E ha aggiunto: “Sono arrivati i LLM, arriveranno le AGI di qui a cinque anni, arriverà l’ASI entro il 2030. A quel punto avremo davanti delle macchine in grado di fare qualsiasi cosa meglio dell’uomo più intelligente che abbiamo sulla Terra. Questo pone delle problematiche anche etiche molto rilevanti”.

Come prepararsi ai rischi?

Da una parte capendo la trasformazione in atto, iniziando a interagire con l’AI fin da giovani, perché “le opportunità sono immense; ad esempio, davanti a problemi epocali come il riscaldamento climatico difficilmente l’umano da solo può rispondere, mentre possiamo farlo con l’intelligenza artificiale. Il vero problema – ha continuato Baldoni – è che non conosciamo il funzionamento della tecnologia, che, quindi, ci può sorprendere. Tra un po’ le AI assumeranno gradi di autonomia molto più spinti; ad esempio, le macchine potrebbero tirare fuori dei linguaggi di comunicazione che noi non comprendiamo“.

Quanto al gap tecnologico tra Italia e resto del mondo, De Florentiis ha osservato che, se gli americani prima fanno, poi sbagliano e correggono velocemente, senza porsi il problema se l’AI ridurrà la manodopera globale; e se in Cina, che ha accettato la sfida USA, hanno già creato un loro ecosistema tra università, aziende private e Stato, investendo a loro volta miliardi sull’AI, in Europa siamo al punto in cui ci poniamo domande etiche. “Chi sviluppa l’intelligenza artificiale? Che cambiamenti porterà sulla terra? Da una parte è lecito domandarselo ed è nella nostra cultura; noi non facciamo le cose tanto per farle, abbiamo una base culturale differente. Dall’altra, però, non dobbiamo limitarci a mitigare il rischio”, ha detto ancora De Florentiis. “Per valorizzare le PMI e portare valore all’Economia, come Fondazione abbiamo creato dei laboratori applicati per sviluppare soluzioni semplici da portare nelle PMI su loro segnalazioni, per aiutarle nel quotidiano“.

Su come invogliare le nostre aziende a investire nella cybersecurity, il Founder di CyberSA, Simone Barison ha poi proposto la sua ricetta: comunicazione più snella, meno regolamentazioni complesse, che le aziende faticano a capire, e programmazione a lungo termine.

Al DG di AGID il compito di chiudere il panel. Sul presunto eccesso di norme che viene spesso rimproverato all’Europa, Nobile ha osservato: “L’attenzione alla regolamentazione europea in tutto il mondo è molto alta. Dove non esistono regole, si chiede la conformità a quelle EU, perché sinonimo di alto livello”.

 

 

Leggi anche: Cosa prevede il disegno di legge sullo Spazio e perché è stato criticato

 

 

Space Technology & Space Economy: c’è un treno che passa

Moderato da Anna Migliorati, caporedattrice del Gruppo 24 Ore, il panel sulla Space Economy ha visto il confronto tra Alessandro Scortecci, direttore degli Investimenti diretti di CDP Venture Capital, Massimo Micucci, Consultant per Environmental Defense Fund Europe, Fabrizio Vecchi, DG del CIRA – Centro Italiano Ricerche Aerospaziali, e Alessandro Coletta, fisico dell’Agenzia Spaziale Italiana e direttore della missione COSMO-SkyMed.

 

 

Qual è lo stato di salute dell’ecosistema dell’Innovazione italiano in generale, se si guarda ai finanziamenti?

Così Scortecci: “Il report Draghi dice che dovremmo investire 800 miliardi di qui al 2030, cifre che potranno arrivare da grossi investitori istituzionali e risparmiatori. C’è tanto spazio di crescita […]. Lo Scale Up Act e il ddl Concorrenza sono elementi positivi in questa direzione, ma dobbiamo fare la nostra parte per rendere il settore attrattivo. In CDP Venture Capital siamo passati da un approccio generalista a uno focalizzato sui settori strategici per il Paese, tra i quali proprio lo Spazio“.

A questo proposito, il direttore della missione COSMO-SkyMed, Coletta, ha approfondito il tema IRIDE, ovvero la costellazione di costellazioni finanziata dal PNRR con un investimento complessivo di circa 1 miliardo di euro, un progetto ambizioso che aprirà la strada a diverse applicazioni innovative nel settore del downstream.

Massimo Micucci, invece, in rappresentanza dell’organizzazione non governativa Environmental Defense Fund Europe, nata negli USA, ma le cui attività sono caratterizzate dall’impegno globale, ha raccontato del lancio di un satellite con focus sulle emissioni di metano, da solo responsabile di circa il 30% del riscaldamento globale. Grazie a questo progetto “sono state già rilevate 1300 tonnelate di emissioni orarie, un numero cui si può accedere gratuitamente. Misurando i fenomeni possiamo governarli, è un fatto di responsabilità”, ha concluso Micucci.

Per il DG Vecchi, l’approccio alla Space Economy sta cambiando solo di recente, ma, se davvero l’Italia vuole credere in questo settore, “c’è bisogno di investire molte più risorse in strutture come il CIRA“. ​​Il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali è una società a prevalente partecipazione pubblica che svolge attività di Ricerca nelle discipline aeronautiche e spaziali e che possiede la più grande dotazione di infrastrutture nel settore in Italia, con impianti di prova unici al mondo e laboratori all’avanguardia. “C’è tanto da fare e servono nuove leve – ha continuato Vecchi – ma siamo poco attrattivi. Non ci sono molti candidati, specialmente donne, e quei pochi che ci sono preferiscono l’estero. Stiamo lavorando per diffondere la cultura STEM, mandando le nostre dirigenti nei licei a fare divulgazione“.

 

 

Ascolta anche l’episodio di Women on Web: Donne, STEM e il genio interrotto

 

 

Digitalizzazione del Paese, una necessità strategica

Ancora con la moderazione di Luigi Garofalo, si sono confrontati in materia di digitalizzazione: Alberto Castronovo, responsabile dell’Internazionalizzazione del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Pietro Piccinetti, AD di Infratel Italia, e Renato Brunetti, AD di Unidata.

“Di recente sono stato a New York con una delegazione di startup italiane per conoscere l’ecosistema dell’Innovazione americano”, ha esordito Castronovo. “Da sola, New York vale tutti gli investimenti che fa l’Europa in Innovazione tecnologica e rappresenta un terzo della Silicon Valley“. Quanto all’ecosistema italiano, ha aggiunto che “è cresciuto tanto, precisamente del 37%, una cifra pari a 1,9 miliardi di euro, ma la percentuale è ancora bassa sul PIL, ovvero lo 0,1%. Meno della Francia, che investe lo 0,3% del proprio PIL, un livello che il nostro governo si è prefissato di eguagliare entro il 2026”.

Sul tema della connettività, l’AD di Unidata ha commentato: “La città metropolitana di Roma ha dei punti non raggiunti dalla fibra; accade in molti altri posti, ma in Italia si sta facendo un percorso molto rapido nella realizzazione delle infrastrutture digitali“. Il problema – ha chiarito Brunetti – è che c’è un rallentamento nel takeup, ovvero il decollo in piena regola degli abbonamenti, che ancora non si registra: “Dobbiamo rottamare il rame; bisogna far capire quanto questo passaggio tecnologico sia centrale per la crescita e l’Innovazione”, ha concluso.

“Il governo ha messo in campo quasi 7 miliardi di euro tra il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e il piano strategico Banda Ultra Larga per limitare il Digital Divide; nonostante le difficoltà stiamo facendo un ottimo lavoro, come il collegamento delle 21 isole minori in soli 12 mesi”, ha detto Pietro Piccinetti, che non ha mancato di citare con orgoglio il progetto SINFI (Sistema Informativo Nazionale Federato delle Infrastrutture), ovvero il catasto delle infrastrutture fisiche presenti sul territorio italiano.

“In un contesto orografico nazionale piuttosto complesso, la connettività promuove libertà, democrazia e crescita, dall’azienda alle scuole“, ha commentato in chiusura della sessione mattutina l’AD della società in-house del MIMIT, attuatrice delle politiche di digitalizzazione in Italia.

 

Per i dettagli sul programma del pomeriggio: Impatta Disrupt – C’è solo un futuro ed è sostenibile

Potrebbero interessarti

PODCAST

imprenditoria femminile
Impresa 4.0

Le imprenditrici non chiedono il permesso. Dentro DEA, l’hub per l’imprenditoria femminile

Ospite: Sara Baroni

WOW - WOMEN ON WEB
con Federica Meta, Francesca Pucci

PODCAST

Cultura e Società

“Diario di un chatbot sentimentale”: il confine tra umano e artificiale

Ospite: Guido Scorza

A LITTLE PRIVACY, PLEASE!
con Sergio Aracu

PODCAST

ILOVEYOU virus
Cybersecurity

ILOVEYOU, il virus che sedusse il mondo

CYBERCRIME CHRONICLES
con Gabriele Cannizzaro

PODCAST

Social

Dalle immagini d’autore alla Generative AI: quale futuro per la fotografia?

Ospite: Gianluca De Dominici

FUTURA
con Mark Bartucca

PODCAST

intelligenza artificiale linguaggio
Apprendimento Automatico

Intelligenza artificiale e linguaggio: il nuovo umanesimo digitale secondo Logogramma

Ospite: Azzurra Mancini, Valentina Russo

SMASH
con T. Sharon Vani

PODCAST

Trasformazione digitale

MARA MARZOCCHI (Codemotion): Donne, STEM e il genio interrotto

Ospite: Mara Marzocchi

WOW - WOMEN ON WEB
con Federica Meta, Francesca Pucci